L’importanza dei papà

 Papà, voi siete importanti!

Il nostro iceberg

Avete presente com’è fatto un iceberg? E’ noto che quando dalle acque del mare affiori una struttura di ghiaccio, visibile ai nostri occhi, questa sia solo una minima parte, rispetto a quella sommersa.

Giorni fa venne in associazione una famiglia. Da poco avevano appreso che il loro bimbo aveva delle fragilità. Avevano già girato diversi medici: tutti avevano espresso le loro diagnosi, considerazioni, opinioni in merito al caso che avevano visitato, ma nessuno, ancora, aveva spostato l’attenzione da tutto ciò che stava “esternamente”, “oggettivamente” (la parte esterna dell’iceberg) accadendo a quello che invece “interiormente”, “emotivamente”, “irrazionalmente” si stava muovendo (la parte interna dell’iceberg).

E così, se da un lato i medici scrivevano relazioni su quante abilità avesse Lucio e su come il bimbo le esprimesse nella sua vita di tutti i giorni, dall’altro, nessuno aveva fino a quel momento supportato i genitori così tanto concentrati su cosa fosse più giusto fare, nella difficile operazione di stare, sentire, sentirsi… e costruire tra loro una equilibrata relazione in questo nuovo scenario che si era aperto loro.

Marco, il papà, ci raccontava la sua preoccupazione per il lavoro, la sua difficoltà nel fare i conti con un imprevisto fuori programma, l’ansia nel dover modificare la routine della sua vita per rispondere a quella vulnerabilità inaspettata che era appena sopraggiunta… e Filomena, la mamma, con dolcezza ci chiedeva aiuto.

Ci si può sentire soli anche in due

Quello che più Filomena avvertiva come disagio era il sentirsi sola. La coppia c’era, suo marito era vicino a lei, eppure la sua presenza non si avvertiva. “Energeticamente”, potremmo dire, era lontano. Si dovette parlare a lungo con Marco per cercare di spostare gli argomenti di conversazione che lui portava rispetto al lavoro, agli aspetti pratici del quotidiano… per iniziare un dialogo autentico su come la sua presenza, il suo supporto, il suo appoggio fosse in quel momento fondamentale.

Spesso accade, anche quando non ci sono evidenti vulnerabilità da accudire, che nella coppia genitoriale, fin dalla nascita del primo figlio, avvenga una divisione dei compiti: da un lato tutti quelli legati allo svezzamento, alla crescita del bambino, alla sua educazione… e dall’altro “tutti gli altri”.

I papà, anche per un motivo prettamente biologico, spesso fanno un passo in dietro, lasciando che la mamma si occupi, quasi interamente, del neonato. In molti nuclei familiari però, questa dinamica non termina “con la prima fase”, ma prosegue: il neonato cresce, diventa bambino, poi adolescente… e, la maggior parte delle volte, la relazione con i papà non si trasforma, non evolve a sufficienza. Anzi, spesso, peggiora.

Quello che può essere visto inizialmente come un comportamento innocuo, privo di conseguenze o addirittura “naturale”, a lungo andare crea una frattura, difficile da ricucire. Soprattutto tra i genitori.

E dunque? Cosa si dovrebbe fare?

L’importanza di una genitorialità condivisa

Non c’è una ricetta prestabilita su come si debba fare il papà o la mamma… non esiste un vademecum da studiare e approfondire. Esiste il buon senso però, la sensibilità e, soprattutto, l’intuito. Come abbiamo visto in un altro articolo, la “genitorialità”, è qualcosa che ognuno di noi sviluppa dentro di sé ad un certo punto della sua vita ed è importante che questa spinta verso l’accudimento di un altro essere umano non venga repressa. Cari papà, oggi più che mai, non dimenticate questo aspetto: voi siete importantiquanto le mamme! Non vogliamo fare retorica o essere semplicistici, ma ribadire che si diventa genitori in due, ognuno ci mette il suo contributo in principio ed è fondamentale che questo non venga mai meno.

Non c’è una facilità nell’affrontare determinate situazioni. Non si è più portate perché si è mamme o donne, a superare le difficoltà o le sofferenze. Vi sveleremo un segreto: le vulnerabilità dei figli fanno male in egual misura. Non crediate che ci sia una predisposizione genetica nel combattere, nel risolvere i problemi, nell’ingoiare rospi amari… e non è vero che le mamme desiderano fare tutto da sole. Lasciate che esse sentano la vostra vicinanza. Ribadite che ci siete. Che siete presenti. Che volete il vostro spazio, quando magari non ve lo lasciano. Che desiderate far parte della vita dei vostri figli per il 50% del loro tempo, delle loro problematiche, delle loro gioie.

Non crediate che la vostra figura sia seconda a qualcuno, che se ne può fare a meno. Anche alle recite di Natale voi siete fondamentali. Non fate un passo in dietro, perché quel posto non può essere colmato. Non ci sarà nessuna figura al mondo che potrà dare quello che voi siete in grado, per natura, di offrire.

Riconoscetevi il vostro ruolo e lasciate che i vostri figli, le vostre compagne, le vostre mogli… lo sentano e possano fare altrettanto. Onore e rispetto a ciò che siete, alle risorse che portate, alle attenzioni che sapete dare. A come siete. Papà, voi siete importanti. E non smetteremo mai di ribadirvelo. Siate disponibili con chi vi ama. Trovate la ricetta per organizzare la vostra vita lasciando che ogni ruolo che ricoprite abbia il suo tempo, che ogni emozione abbia il suo spazio, che ogni passione abbia il suo momento e, soprattutto, che la vostra famiglia senta la vostra disponibilità e presenza.

Un pensiero speciale vogliamo dedicarlo oggi a tutti i papà… in particolar modo a quelli dei ragazzi dell’Associazione Orizzonte ODV…e a Ettore Meucci.

Ognuno di noi dovrebbe lavorare per essere un genio

“Ascoltiamoci, Parliamone Insieme”