L’eredità del ponte Morandi

“…nessuna opera può durare per un tempo lungo, per mille anni, se non è amata.” Renzo Piano

Una frase importante quella pronunciata da Renzo Piano, l’Architetto Italiano che ha firmato l’opera simbolo per eccellenza della ripresa dopo l’isolamento, la chiusura, la paura. Dopo il crollo del ponte Morandi avvenuto il 14 agosto del 2018 che ha causato 43 vittime, tante sono state le polemiche, le accuse, gli articoli di giornale dai titoli sensazionali… E nonostante spesso ci facciamo prendere dal pessimismo e dal desiderio di usare più energie per descrivere gli aspetti negativi, ciò che non ha funzionato, e coloro che hanno sbagliato… perché fa più “notizia” rispetto al parlare di cose belle, di risorse e di quante persone abbiano lavorato sodo per realizzare un progetto… oggi più che mai diventa fondamentale portare l’attenzione sull’altra faccia della medaglia, quella che fa meno rumore ma nutre il nostro animo e ci fa respirare a pieni polmoni.

Alle 18.30, di questo pomeriggio, con una cerimonia solenne verrà inaugurato il nuovo ponte sul Polcevera.

Dopo mesi di intenso lavoro, finalmente sarà operativo il nuovo viadotto: un collegamento lungo 1067 metri, realizzato dal lavoro di 1184 persone che, come tutte le cose, potrà essere visto come un’opera oppure come un simbolo di un momento storico. Pensate a quanto sia stato difficile per il nostro paese affrontare questi mesi: la chiusura, il distanziamento… e poi, provate a portare il vostro pensiero su cosa significhi dal punto di vista metaforico la parola “ponte”.

Il ponte è una delle opere più grandiose che l’uomo abbia mai realizzato. Gli antichi Romani, utilizzando la tecnica etrusca che voleva la forma ad “arco” per solidità e durata, avevano intuito che la costruzione di ponti facilitava le loro conquiste territoriali, e che allo stesso tempo, la realizzazione di ponti permetteva loro di ridurre le distanze tra i popoli, facilitando dunque un’espansione, oltre che militare, anche di tipo commerciale e culturale. La costruzione dei ponti, non solo unisce tra loro due parti in origine divise, ma è diventa simbolo di come, l’attrazione verso ciò che è sconosciuto, la spinta verso l’oltre, l’altro, il diverso, ha attivato nell’essere umano la capacità creativa di “gettare dei ponti” consentendo comunicazione e possibilità di incontro tra differenti realtà, senza per questo annullare ciò che era preesistente. Il ponte è esperienza concreta di unità e diversità: popolazioni che in origine sembravano molto distanti e che improvvisamente si trovano ad essere vicine tanto da poter interagire. Il ponte è anche però simbolo dell’importanza di essere in due: occorrono due estremi da unire per far sì che il ponte esista e abbia un senso la sua realizzazione. Due facce, due territori, due realtà… e il desiderio di metterle tra loro in comunicazione, di creare un passaggio, un collegamento.

Possa dunque essere questo giorno l’inaugurazione, non solo di un’opera architettonicamente bella, alla quale auguriamo fortuna e longevità, ma anche l’inizio di un nuovo momento storico, dove le persone scelgano di tornare ad essere unite, distinte, ma non distanti, vicine anche nel rispetto di sé stesse e degli altri.

Perché quanto accaduto non ci divida, lasciando spazio alla diffidenza, ai silenzi, alle interruzioni di comunicazione, al desiderio di relazionarsi… e che le persone possano riscoprire il valore dell’”amore” nel prendersi cura di ciò che hanno realizzato e costruito, di ciò che le unisce, le accomuna.

In una parola, “relazioni”.